oggi non è più così.

chi sa tutto difficilmente lo dimostra il giorno prima.

non si compra mai quello per cui si spende.

esprimersi dovrebbe attenere alla creazione di contenuto proprio.

preferisco le persone allo spam e quindi preferisco i falsi negativi.

si leggono, scrivono, guardano, pensano cose che non si faranno mai. sapendolo benissimo e non per impotenza.

c. sosteneva che la vita è logica ma non completamente, piena di trappole per chi intende razionalizzare tutto.

stretto tra deità ipernaturali e vulve parlanti, preferisco pensare che siano esseri umani.

una volta il computer trattava solo testo. eppure non è mai stato così importante essere professionisti del testo come oggi che il computer tratta qualsiasi medium.

ascoltare, attendere che abbia finito di parlare, dire la propria a voce bassa e senza fermarsi anche se si viene interrotti.

definire una cosa come sbagliata perché non rientra nella propria misura è un difetto.

ricordarsi di non chiudersi in una bolla di gente che la pensa esattamente come me.

mi innamoro sempre di qualche sfaccettatura di una donna. poi ci sono i tetraedri e i solidi a cento facce.

se il tuo credo politico non ha mai visto una realizzazione concreta e precisa in qualche parte del mondo, è una religione.

è triste vedere gente intelligente, creativa, brillante impegnare il proprio tempo a propagare memi altrui.

a vent’anni si deve guardare la gente in faccia. a trenta in bocca. a quaranta bisogna guardare le scarpe. prevedo che a cinquanta bisognerà guardare la pancia.

a volte sono stato un modello per qualcuno. ammesso che sia giusto esserlo, è giusto non volerlo essere a tutti i costi.

è molto diffusa l’idea che il credere in quello che si fa e il farlo con grande impegno renda automaticamente giusta e rispettabile la causa.

farcela nudo, naturale, indifeso, brutto, sereno, lucido e rilassato come sulla spiaggia o in camargue.

parlare al cellulare mi rende volgare.